Scirè sottomarino- Eroi da ricordare i primi Subacquei!

Scirè ?

L’idea di questo articolo è nata più per caso durante un mio solito peregrinaggio sul web che, in questo periodo si saldi, si era concentrato particolarmente sul portale di DiveSystem – www.divesystem.com.

Infatti, nel capire quale fosse il pezzo da aggiungere alla mia attrezzatura subacquea, mi imbatto nella loro linea di orologi DSW (orologi? in Divesystem?) il cui unico modello sembra essere questo G.A.3…

Qualcosa, non certo la necessità dell’orologio di per se, mi ha spinto a dare un’occhiata all’interno della pagina e… l’ispirazione! eccola lì! Mi ha catturato e mi ha tenuto a testa bassa sul pannello del tablet per tutta l’ora successiva. Tanto era interessante che mi sono documentato e, rubando qua e là informazioni, su quello che ad oggi è ancora riconosciuto come uno degli atti più eroici della Marina Italiana, ma, soprattutto, forse il primo utilizzo di un’incursione subacquea UMANA, grazie all’utilizzo dell’A.R.O – Autorespiratore ad Ossigeno, antenato dell’oggi meglio conosciuto Rebreather (per gli amici semplicemente REB)

Tengo a precisare due piccole premesse prima di continuare:

  1. non sono assolutamente a pro di guerre di nessun tipo, ne amante della milizia in genere, tantomeno fascista o comunista. Adoro il libero pensiero e un atto del genere lo vivo come lo farebbe uno storico (che non sono…) ovvero nel modo più neutrale possibile.
  2. articoli e foto sono stati recuperati e approfonditi da varie fonti presenti su internet, quindi verranno riportate le sorgenti durante e a fine articolo.

Quindi, iniziamo!

« Ufficiale di altissimo valore, dopo aver dedicato tutte le sue forze ad un pericoloso e logorante periodo di addestramento, prendeva parte ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con una azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sotto acqua e superando difficoltà ed, ostacoli di ogni genere disponeva la carica sotto una nave da battaglia avversaria e dopo aver distrutto l’apparecchio prendeva terra sul suolo nemico dove veniva fatto prigioniero, non prima, però, di aver visto il pieno successo della sua azione.

Luminoso esempio di cosciente eroismo e di alto spirito di sacrificio, si palesava degno in tutto delle gloriose tradizioni della Marina italiana. Non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l’armistizio, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l’esecuzione di altre operazioni. »

“Pagine di Diario 1940-1945” di Emilio Bianchi Ed. Speciale – Sarasota Editore

L’Impresa di Alessandria

La sigla G.A.3 è l’anagramma dell’operazione “GOLFO ALESSANDRIA 3” ovvero la terza prova di un assalto nei confronti della marina inglese, ancorata nel golfo di Haifa in Egitto. Era in corso il secondo conflitto mondiale e il dispiegamento di forze italiano non poteva competere con quello degli Alleati sia in quantità che nel livello tecnologico. La storia ci narra che molte battaglie non sono state vinte con la forza, ma con l’intelligenza e all’italiano il genio non è mai mancato! Una punta di follia e tanto, tanto coraggio, eccola la ricetta vincente di G.A.3.

Nel secondo conflitto mondiale l’uso dei sottomarini era già ad un livello avanzato ed entrambe le fazioni li utilizzavano per abbattere le navi, ma non utilizzavano subacquei umani, poiché non vi erano ancora le conoscenze.

la progettazione dell ‘A.R.O. risale al 1876 dall’ingegno di Henry Fleuss, poi sviluppato sia dall’azienda germanica Dräger (tuttora presente nel campo delle apparecchiature di autorespirazione) che dall’americano Charles “Swede” Momsen e dal britannico sir Robert Davis.

Ideato come apparecchio di respirazione per il soccorso nelle miniere invase da gas asfissianti, durante la II guerra mondiale tale apparecchio venne modificato ed adattato all’uso subacqueo per i primi incursori militari, i famosi Uomini Gamma della Xª Flottiglia MAS. L’ARO si dimostrò subito utile sia in campo subacqueo che sui sommergibili, per accedere ai locali in caso di fuga di cloro dalle batterie. (fonte: Wikipedia)

A tal scopo fu anche modificato il sottomarino Scirè allo scopo di alloggiare non più semplici siluri, ma degli SLC… ovvero? siluri subacquei pilotati da uomini subacquei.

L’idea era geniale, non più lanciare siluri alla cieca bensì portarli fino a sotto la carlinga della nave bersaglio, a mano, e poi innescarli! inoltre l’A.R.O. ha una particolarità ovvero quella di riciclare l’aria e di non disperderla, quindi, niente bolle…!

Il 14 dicembre del 1941 il sommergibile Sciré comandato dal tenente di vascello Junio Valerio Borghese si diresse verso la costa egiziana per l’attacco previsto nella notte tra il 18 ed il 19 Dicembre.

I tre SLC (Siluro a Lenta Corsa o “Maiale”), pilotati ciascuno da due uomini di equipaggio, penetrarono nella base per dirigersi verso i loro obiettivi oltrepassando le imponenti misure difensive di cui il porto di Alessandria disponeva.

L’equipaggio Luigi Durand de La Penne – Emilio Bianchi sul maiale n.221, puntò verso la corazzata HMS Valiant. Posizionato il mezzo sotto la carena della nave gli operatori sono catturati, portati sulla corazzata e rinchiusi in un compartimento sotto la linea di galleggiamento, nella speranza di convincerli a rivelare il posizionamento delle cariche. Alle ore 05:50 La Penne comunica all’ammiraglio Cunningham di evacuare l’equipaggio. Alle ore 06:00, l’esplosione squarcia la carena della corazzata.

Vincenzo Martellotta e Mario Marino, sul maiale n.222, condussero con successo il loro attacco alla petroliera Sagona.

Antonio Marceglia e Spartaco Schergat sul maiale n.223, attaccarono la corazzata HMS Queen Elizabeth, alla quale agganciarono la testata esplosiva del loro maiale, quindi raggiunsero terra e riuscirono ad allontanarsi da Alessandria, furono però catturati il giorno successivo

L’azione italiana costò agli inglesi quanto una battaglia navale perduta e fu tenuta per lungo tempo nascosta, sorte volle che il basso fondale del porto permettesse alle corazzate di appoggiarsi sul fondo mantenendo le navi in apparente condizione di navigare.

Per la prima volta dall’inizio del conflitto, la flotta italiana si trovava in netta superiorità rispetto a quella britannica, a cui non era rimasta operativa alcuna corazzata.

Finita la guerra, i sei palombari sono decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare a Taranto, presente alla cerimonia, sarà lo stesso ex-comandante della Corazzata HMS Valiant, il Commodoro Sir. Charles Morgan ad appuntare le onorificenze ai palombari La Penne e Bianchi. (fonte: DiveSystem.com)

La fine dello Scirè 

Per le comunicazioni con il comando gli italiani si affidarono ai tedeschi, ignari che il sistema di crittazione Enigma era stato violato. In questo modo i britannici, individuato il sommergibile durante l’avvicinamento, lo fecero arrivare indisturbato in prossimità dell’imboccatura del porto per poterlo colpire da più direzioni e chiudendogli la via di fuga. Alle 10.30 lo Scirè, individuato da aerei, fu attaccato con bombe di profondità dalla corvetta HMS Islay: seriamente danneggiato ed emerso per evitare la morte di tutto l’equipaggio, il sommergibile fu subito bersagliato dalle batterie costiere che, colpendolo nella torretta ed a prua di essa, ne provocarono il rapido affondamento prima che l’equipaggio potesse abbandonarlo. Dopo l’affondamento l’Islay effettuò un ultimo passaggio con il lancio di altre sei cariche di profondità, per completare la distruzione dello Scirè.

Con lo Scirè perirono il comandante Zelik, altri 6 ufficiali, 15 sottufficiali, 19 sottocapi, marinai dell’equipaggio e due ufficiali, 4 sottufficiali, 2 sottocapi e 3 marinai incursori della X MAS.

Il sommergibile aveva svolto 14 missioni di guerra, percorrendo 14.375 miglia in superficie e 1590 in immersione.

Il ritrovamento dello Scirè – Golfo di Haifa (Israele) profondità 33 metri

Questo sommergibile entrò definitivamente nella storia come protagonista, anche in quella dell’attività subacquea, ed è tutt’oggi una delle unità navali più famose al mondo. Dopo un lungo periodo d’oblio, il suo relitto nel 1984 fu oggetto di una spedizione della Marina Militare Italiana caldeggiata dall’archeologo subacqueo israeliano Ehud Galili che lo aveva per primo ritrovato, con il compito di recuperare le salme dei caduti, seguita da una successiva nel 2001. Da allora il relitto è stato visitato saltuariamente da subacquei israeliani e da qualche italiano.(fonte : IANTD)

La IANTD, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri ha eseguito altre 2 visite al sottomarino, accompagnati dalle autorità Israeliane, sia nel 2011 che più recentemente nel 2015 per una esercitazione militare bilaterale Italo-Israeliana denominata “Rising Star” dove

 […]Oltre alla nostra, una targa della Marina Israeliana ed una posta da mano ignota, spezzata ma sulla quale si leggono chiaramente le parole inglesi “heroes” e “meditate” sanciscono definitivamente che la gloria dello Scirè ed il coraggio dei suoi uomini non sono patrimonio solo italiano.[…]

(fonte: www.difesaonline.it)

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